Per lei
per lui
L’ultima trappola che vediamo in questa serie è l’offesa. Leggiamo cosa scrive Paolo a Timoteo per metterlo in guardia: ‘Il servo del Signore non deve litigare, ma deve essere mite con tutti, capace di insegnare, paziente. Deve istruire con mansuetudine gli oppositori, nella speranza che Dio conceda loro di ravvedersi per riconoscere la verità, in modo che, rientrati in se stessi, escano dal laccio del diavolo, che li aveva presi prigionieri perché facessero la sua volontà.’ 2Tim 2:24-26
Skandalon, è il temine greco da cui deriva la parola “offesa” ed il suo significato indica “l’innesco di una trappola”. Infatti, tutto quello che ci può offendere è una trappola da cui dovremmo diffidare. È difficile rendersi conto di questa trappola in tempo per riuscire ad evitarla, ma possiamo imparare come agire e non reagire dopo esserci cascati.
Le persone litigiose e rancorose cadono sovente in questa trappola diventando così strumenti del nemico che cercano a loro volta di far cadere altri. È difficile accorgersi di esserne prigionieri.
Si può cadere nella trappola dell’offesa dopo essere stati trattati ingiustamente, oppure credendo di essere stati trattati ingiustamente. In tutti i casi, il Signore ci ha dato la via di uscita: non farci più dominare dal risentimento o dalla collera, ma perdonare. (Matteo 6:12).
Il perdono è l’unica soluzione per essere liberati dalla trappola dell’offesa. Solo col perdono riusciamo a vincere il nemico, a sentire nuovamente la voce di Dio e a camminare nella pienezza della Sua volontà.
Il perdono può sembrare umiliante oppure un segno di debolezza, ma è invece un potente antidoto alle tossine negative e diaboliche che ci vogliono fare abbassare al livello del nemico.
Hai la vittoria in Cristo, amico mio!
Grazie di esistere,
Emmanuel Gau
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